slowbusiness workshop – il tempo vuoto è la nuova pagina bianca

Qualche tempo fa ho annunciato in questo discussissimo post che avrei smesso di lavorare o quasi. L’espressione “smettere di lavorare” è volutamente inesatta e tale inesattezza, oltre ad aver creato qualche giustificata incomprensione (potete leggere questo interessante thread di commenti su facebook), è stata utile per scatenare un dibattito che, con mia sorpresa, ha dimostrato che l’argomento è molto sensibile (le visite del mio poco visitato blog si sono letteralmente impennate). Sono impegnato da mesi in questa ricerca sull’equilibrio professionale e vitale, e ho già spiegato come per me smettere di lavorare sia, in un certo senso, un modo per fare meglio il mio lavoro, o comunque un modo per esercitare il mio impegno etico rispetto al mondo. Cerco di ri-spiegarlo.

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think commons visual identity

La idea detrás del logo para el proyecto Think Commons es sencilla: hacer referencia al logo de creative commons pero utilizando una sola c. A la vez la “c” de commons es un circulo perfecto (es por esto que se ha utilizado la fuente Avant Garde Gothic). Se trata de una C pero tambien de un circulo que le falta una parte: esa parte que le falta determina su abertura y su innovación (referencias a la cultura libre y a las estructuras abiertas). Al mismo tiempo, no solo es un circulo si no más de uno, para comunicar una idea de pluralidad: cadauno tiene su color y su orientación, pero juntos diseñan un circulo, que no es estandardizado y estable si no emergente de esa pluralidad.

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feliz cumple @norma_da_

No es la primera vez que para un cumpleaño regalo un post. Lo he hecho la primera vez en italiano para mi padre @ivocingolani y luego en francés para @ctrlzarch con un articulo sobre la vie meilleure, que considero una de mis primeras reflexiones sobre el concepto de #slowlife inspirado por mi amigo Massimo. Hoy hago lo mismo en castellano para Sarah Fernández Deutsch, carpintera, fotografa y bailarina, como se cuenta aquí en ocasión de su participación en el proyecto QUARTO. Feliz cumple Sarah. Las fotos de este post son [tu]suyas, podeis ver más en flickr. Por cierto, el titulo de la foto arriba: [ el santuario ] el perú 09.

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fare la pasta a mano va di moda (a Parigi)

Quando faccio la pasta non penso a niente. Quando faccio le orecchiette penso solo a che mi vengano bene e senza troppi sforzi: belle, concave, nè troppo asciutte, nè troppo bagnate. E’ il mio modo di creare qualcosa e non credo sia dovuto – come i malpensanti insinuerebbero – a un frustrato senso di maternità o all’istinto di onnipotenza del generare. Si tratta di costruire la realtà fuori di me in maniera concreta, pratica, dar vita a una realtà fisica di odori, sapori, forme e colori. Forse è la smaterializzazione della realtà attraverso la virtualità delle nuove tecnologie che mi induce al bisogno di concretezza, ma anche senza computer a 15 ann iero lì che facevo le mie sciarpette a mano. No, non ho 70 anni, non ci crederete ma qui a Parigi con la mia pasta fatta a mano sono anche una alla moda, e queste pratiche dei “lavori femminili” non le ho ereditate dai miei avi, le ho imparate con internet. Una vera e propria contraddizione? A voi giudicare.  Continue reading fare la pasta a mano va di moda (a Parigi)