(english text further down)
Con questo post ne inauguro tutta una serie, che ho chiamato SOUVENIR perché sono cose più o meno vecchie che ritiro fuori da posti vari. All’epoca non c’erano i blog, ora si’. Quindi eccolo qua, il souvenir numero 1, un lavoro che avevo fatto alla scuola della Villette mentre ero in Erasmus. Il corso si chiama Habiter et technologies nouvelles di Jean Magerand (più altri due simpaticissimi e bravissimi prof di cui non ho ritrovato il nome).
E’ un lavoro di teoria progettuale: si tratta di elaborare nuove forme d’uso e le architetture che ne conseguono a partire da uno studio iniziale completamente astratto è che ha qualcosa di delirante, almeno nel mio caso (mi chiamano farneticante non a caso). Ritrovando dopo anni queste slide la prima cosa che mi sono detto è stata: “Stavi proprio fuori” :_)
Io ero partito dallo studio del connessionismo.
Le immagini qui sotto fanno parte della prima parte del lavoro, quella appunta teorica, sulla metologia architettonica. Il resto era meno interessante…Il corso è stato veramente bello, e ricordo con simpatia quando uno dei professori mi ha detto “Votre problème est que vous croyez en des choses qui n’existent pas” (“il suo problema è che lei crede in cose che non esistono”). E io l’avevo preso come un complimento!
E anche interessante per me notare, con gli occhi di oggi, come le riflessioni che facevano all’epoca erano molto simili al mio modo, oggi, di pensare alla rivoluzione di Internet. E non sono il solo.
This theoretical work explores new ideas for landscape and architecture moving from a preliminary totally abstract study. Starting from the topical issue of connectivity, first step consist of an intellectual speculation on this concept. Connectionism is an approach in the fields of artificial intelligence, cognitive psychology and neuroscience. It models mental and behavioral phenomenas as the emergent process of interconnected networks of simple units.
Afterward, the study of vibrating systems – typical of connectionism – and the concept of stability are used to model new usages and new representation in architectural design. The result is an approach based on mixed and undefined spaces as originating flexible and open architectural systems.