Lasciare tutto…innanzitutto il lavoro

Ho scoperto che Internet è pieno di gente che racconta di come ha lasciato il proprio lavoro per seguire le proprie passioni.

Magari voi sapete già tutto, ma per me è stata una vera scoperta.

In questo post (o saggio, come lo chiama lui), il minimalista Joshua Millburn racconta di come, il primo marzo 2011, ha lasciato il suo “six-figures job” per seguire le sue passioni:

March 1st was my point of no return. That’s right, I quit my six-figure day job.

It feels great to say those six words. And it is incredibly liberating to write those six words. It is also terrifying and exhilarating and scary and exciting and surreal and unbelievable and, in many ways, indescribable.

Sean Ogle, nel suo blog Location 180, parla invece di come poter avviare un’attività che ci permetta vivere ovunque. Lui pure, nel 2009, ha lasciato il lavoro e si è trasferito in Tailandia. Nel suo post My last day descrive le sensazioni del suo ultimo giorno di lavoro:

Well, it happened.  Tuesday was the last day at my job.  This has honestly been one of the most overwhelming experiences I have gone through in my life.  For the last 24 hours I haven’t been sure how to feel.  However, I think at the moment the majority of me is feeling a sense of guilt and relief.  While I don’t think my job was perfect for me, it wasn’t terrible.  I worked with good people that I think extremely highly of, however in the end, we just didn’t quite see eye to eye on how my employment would evolve there.
[…]
As I am sitting in this coffee shop, writing and catching up on all the things I have let slip over the last week, I am happy.  Seriously, considering how awful I felt yesterday, I thought it would be days before I would be able to see the positive in all of this.  But it has just hit me.  I can do whatever I want.  I can spend all day doing Photoshop tutorials.  I can sit down and crank out the long overdue manifesto I have wanted to write for months. 

Anche Leo Babauta, del quale questi ultimi giorni ho già parlato fin troppo, racconta qui di come sia riuscito a lasciare il proprio lavoro per essere blogger a tempo pieno, garantendo anche una certa sicurezza economica alla sua famiglia (Leo ha sei figli!)

Colin Wright invece sta vivendo il suo esilio volontario e in exilelifestyle.com parla del suo progetto un po’ pazzo ma sicuramente interessante: ha deciso che, ogni 4 mesi, si trasferisce in un nuovo paese cercando di assorbire e imparare il più possibile sulla cultura locale. I suoi lettori decidono qual’è il prossimo paese in cui andrà a vivere. Ultimamente ha vissuto in Islanda e presto si trasferirà in India. nel frattempo, lavora come consulente di marketing e networking.

Tutti questi riferimenti sono sicuramente interessanti e molto appetibili.
Ho tre domande al riguardo, per le quali non ho risposta:

+ la prima cosa che verrebbe da pensare è: sarà vero quello che raccontano?
+ e poi: come vive questa gente? come si guadagna da vivere? (consiglio questo spezzone di Nanni Moretti!) 
+ tutta questa gente parla di come lasciare un lavoro noioso per essere più felici: che succede se invece il nostro lavoro ci piace, ci appassiona, ma vogliamo semplicemente avere più tempo libero oppure, come dicevo a Luca nei commenti, vogliamo semplicemente divertirci ancora di più di quanto stiamo facendo?

Io ho un progetto. Non è ancora ben definito, ma è ormai molto di più di una idea campata per aria.
Nel 2012 non voglio lavorare. O almeno non voglio lavorare nel senso tradizionale del termine. Oppure, al limite, voglio ridurre il mio impegno professionale a 1 o 2 giorni a settimana.
Come ci riuscirò? Ancora non lo so bene. Però ho alcune piste, di cui parlerò presto qui sul mio blog.

Ma se non lavorerai che cosa farai?

Principalmente quello che voglio è avere tempo vuoto. O tempo libero, ma tempo vuoto mi piace di più. Tendiamo sempre a riempire le nostre giornate. Io vorrei svuotarle. Per un mese, 6 mesi, un anno? Ho una specie di fiducia, forse smisurata e poco razionale, da quando ho lasciato il mio lavoro a contratto indeterminato a Parigi e sono venuto a Madrid.

Nel 2012 vorrei anche fare una specie di viaggio, a piedi, forse un giro d’Italia per traverso.
Qualcuno forse ha già letto del mio viaggio INTRAVERSO, insieme a Valentina: un viaggio a piedi nella Marche, su strade poco comuni, percorsi intraversi, appunto. Questo viaggio era accompagnato da un racconto di testo e immagini, che sarà pubblicato prossimamente sulla rivista whymarche. Il viaggio è durato una settimana, e whymarche ha finanziato circa il 30 per cento delle spese. Anche La Quercia della Memoria, che invito a visitare se siete interessanti all’agricoltura biologica, ha partecipato con uno sconto sul nostro soggiorno.

Nel 2012 mi piacerebbe trovare un modo per finanziare un viaggio più lungo, forse a piedi o forse in autobus. Una specie di giro d’Italia molto lento, secondo percorsi e strade poco battute, e semplicemente raccontare questa esperienza su un blog. Un viaggio come strumento di conoscenza del territorio e di noi stessi. Un modo strano e poetico di ritornare in Italia.

Chissà se ce la faremo…?
Avete qualche suggerimento?

3 thoughts on “Lasciare tutto…innanzitutto il lavoro”

  1. Hai tutta la mia ammirazione Francesco. Per quel che mi riguarda sposo la linea Thailandia :-) ed è da tempo che penso ad una soluzione del genere, forse devo solo trovare qualche stimolo in più…

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