Forma, arte e architettura

Qualche giorno fa sono stato nel Lot, una regione del sud della Francia, per partecipare a uno stage di creazione artistica organizzato da Jacques Famery, designer et artista francese che ha diretto la mia tesi di architettura nel 2003-2004 e che poi è divenuto mio amico e collaboratore.

Qui sopra: Parigi sarà sempre Parigi – Jacques Famery 1972.

Famery “ha fatto il 68” (che significa esattamente non l’ho mai capito)…e in ogni caso è un uomo d’altri tempi. Ha collaborato con gli archizoom, disegnato la sedia Kaléidoscope e contribuito alla critica dell’architettura funzionalista con interventi come quello qui sopra, in cui immagina una Parigi distopica con ben tre torri Monparnasse in cantiere invece di una. Famery crede che il razionalismo abbia corrotto la produzione architettonica, deviando la disciplina verso un tecnicismo caratteristico della costruzione, quando invece l’architettura dovrebbe occuparsi di spazio. Per generare spazio, l’architettura usa la forma. E non si tratta di estetica o di formalismo, ma di forma come corpo dell’architettura e degli oggetti. La forma è, secondo Famery, ciò che rende l’architettura reale e la differenzia dall’astrattezza dei concetti della ragione. La forma permette la relazione con il mondo, con i corpi, con le mani.

LA TORRE

Per questo, uno degli esercizi più interessanti è stato quello della torre.
Si parte da un blocco di argilla che si lavora con le mani con l’obiettivo di produrre la torre più alta possibile. Si tratta di un lavoro fatto con tutto il corpo, che si esegue stando in piedi in una posizione che ricorda molto le arti marziali. Il risultato è una torre con una forma non geometrica, lontana dall’astrazione, risultato di un lavoro corporale, fisico. Durante la lavorazione la torre presenta punti deboli che andranno lavorati per essere rinforzati. I punti di debolezza strutturale corrispondono alle fragilità del nostro corpo.

COLORE

Abbiamo scelto un colore a cera e l’abbiamo steso con il palmo della mano per circa un’ora, su un foglio di carta partendo dal centro e irrandiandolo verso l’esterno. Alla fine il colore assume una tinta e un’energia particolare. Foto qui sotto.

VUOTO / PIENO

Qui abbiamo lavorato con bande di cartoncino che abbiamo posato su un fondo bianco. L’esercizio consiste nel creare delle composizioni di pieni e vuoti. Le bande, non essendo incollate, possono essere spostate e aggiustate per arrivare all’equilibrio del quadro.

ALTRI ESERCIZI

Sopra : Disegnare respirando. La linea non può avere sempre lo stesso spessore.

Sopra : Installazione nel bosco. Copertura e pavimento costruiti con cavi e fogli di carta. Studio delle prospettive e degli effetti di luce della copertura.

Sopra : Installazione nel bosco. Cavi colorati che collegano gli alberi formando una rete organica di connessioni.

Sopra : Installazione nel bosco. Corde e pietre sospese.

Sopra : Dipingere il bordo di uno strapiombo per cercare una relazione cromatica col paesaggio.

Sopra : Performance davanti alla casa di André Breton a Saint-Cirq-Lapopie.

 

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